Diabete e apnea

Esperienza personale di Davide Galbiati durante un corso per istruttori Apnea Academy
Apnea Academy è la scuola di formazione e ricerca per l’apnea subacquea fondata da Umberto Pellizzari e alcuni collaboratori nel 1995.
Più di 200 istruttori, attivi in tutta Italia, propongono l’apnea subacquea come apnea consapevole: un nuovo modo di immergersi in apnea in sicurezza, più mentale che fisico, per divertirsi valorizzando la persona ed il suo benessere.
L’apnea è una attività che implica un impegno fisico e mentale ed è distinta in tre specialità principali: l’apnea statica dove è prevalente l’attività mentale con un lavoro di rilassamento psichico e fisico, tratto anche da tecniche yoga, che consente di rimanere senza respirare per parecchi minuti; l’apnea dinamica dove prevale un lavoro fisico in situazioni di ipossia e talvolta di ipercapnia a seconda della intensità di lavoro, e l’apnea in asseto costante che significa immergersi in profondità in acque libere con le proprie forze fisiche e mentali e dove prevale una situazione di autocontrollo fisico psichico che permette di gestire i rischi: tra tutte le specialità è quella che sicuramente ha più fascino e da le più belle sensazioni di benessere.
L’apnea da un punto di vista di dispendio energetico può essere definita quindi come una attività aerobica/anaerobica e di prevalente dispendio mentale, a seconda delle specialità svolte; il dispendio energetico è mediamente elevato per vari fattori di tipo muscolare, ormonale, neurologico, ambientale. Gli studi scientifici fino ad oggi eseguiti hanno messo in evidenza come il corpo umano immerso in acqua, metta in atto dei meccanismi di adeguamento che implicano una risposta neuroendocrina (aumento degli ormoni controregolatori, renina, ecc;), una risposta emodinamica (così detto bloodshift e vasocostrizione periferica) ed altre risposte ancora che comportano anche alcuni effetti diretti sullo stato nutrizionale, con perdita di acqua corporea e alla lunga perdita di proteine tessutali e adiposità (massa muscolare e massa grassa).
I consigli alimentari proposti dal comitato scientifico della ass. A.A. si basano sul concetto di dieta equilibrata con una preferenza per la quota di carboidrati complessi, più digeribili, durante il giorno e quando si presuppone di fare una attività in acqua, e una prevalente quota di proteine e grassi nella serata per reintegrare le perdite; chiaramente rimane basilare l’apporto di vegetali rappresentate da frutta e verdura più volte nella giornata e secondo le raccomandazioni dietologiche più accreditate.
L’apnea è uno sport che può comportare anche alcuni pericoli, soprattutto se sottovalutati per ignoranza o per presunzione: da semplici episodi di traumi all’orecchio, i così detti barotraumatismi timpanici, a episodi di malesseri transitori, simili a piccole ischemie transitorie cerebrali, a vere e proprie sincopi con perdita di coscienza e conseguente morte per anossia o annegamento (nel 2002 in Italia sono decedute 17 persone che facevano apnea!).

Voglio ora descrivere come ho gestito il mio diabete insulino dipendente, da cui sono affetto da 22 anni, durante un corso per istruttori A.A. nell’autunno del 2002 presso una località del Cilento in Campania.
Il corso teorico pratico ha la durata di 10 giorni ed è articolato in lezioni teoriche quotidiane di 3/4 ore, e in lezioni pratiche che si svolgono in piscina per quanto riguarda l’apnea statica e in mare per quanto riguarda l’apnea in assetto costante per un totale di 4/5 ore al giorno.
Il compenso glicemico prima del corso era rappresentato da una HbA1c di 8%, con un profilo glicemico quotidiano soddisfacente, e con valori nutrizionali nella norma
( normale BMI, Acqua totale ed extracellulare, massa cellulare e massa grassa ).
Soddisfacente era stata anche la preparazione fisica precedente al corso, con 3 sedute/sett. di allenamento prevalentemente aerobico (jogging, nuoto, apnea) nei mesi precedenti al corso.
Non vi erano complicanze in atto se non una retinopatia nonproliferante con qualche microaneurisma, documentata alla fluorangiografia, con normalità dei parametri di funzionalità renale, cardiovascolare e neurologica.
La giornata iniziava con la sveglia intorno alle 7.30 con il controllo del valore glicemico seguito dalla somministrazione della dose di insulina rapida (Humalog): il dosaggio poteva variare di 1-3 Unità a seconda del valore glicemico trovato e del tipo di attività fisica prevista nella mattinata.
Seguiva la colazione che era composta prevalentemente da carboidrati a medio/lento assorbimento ( f.biscottate, pane, frutta, spremute) e dalla assunzione di liquidi
( the,caffè, acqua ), evitando latte per scarsa tolleranza ed inoltre mi premuravo di preparare uno spuntino a base di frutta e/o carboidrati con proteine vegetali ( tipo barrette di Muesli od altro ) per la mattinata quando saremmo usciti in mare per i tuffi in assetto costante.
In genere verso le ore 9 ci si riuniva per un breve incontro per definire l’organizzazione dei gruppi e assegnare i compiti ed una volta raggiunto il luogo di immersione con le barche, ci si preparava con le attrezzature iniziando il lavoro in profondità. I primi tuffi venivano eseguiti, come di regola, a profondità minori sia per permettere agli istruttori di correggerci, sia per permettere al corpo di adeguarsi gradualmente alle pressioni crescenti; in ogni caso gli esercizi venivano sempre seguiti da un compagno che controllava e che doveva seguirci negli ultimi 10 – 15 mt della risalita: tutto ciò per prevenire eventuali incidenti. Durante queste discese non ho mai avuto particolari problemi dati dal compenso glicemico od altro, e tutto sommato sono riuscito a raggiungere i – 42 mt. Posso sottolineare come fosse importante nei momenti prima dell’esercizio assumere delle piccole quantità di acqua, e come alcune volte abbia consumato un piccolo spuntino (che regolarmente portavo in barca), a scopo precauzionale e “psicologico” (paura dell’ipoglicemia). Un rilievo interessante è stato quello dell’aumento della diuresi durante e dopo i tuffi, fenomeno peraltro noto nell’apneista, e che sicuramente poteva essere aumentato da situazioni di iperglicemia.
Dopo circa 2 – 3 ore di attività si tornava a riva dove piuttosto velocemente bisognava rientrare per effettuare delle apnee statiche in piscina; in questo breve periodo dovevo controllare la glicemia, somministrarmi l’insulina e assumere un veloce pranzo a base di carboidrati complessi, proteine scarsi grassi e frutta. In genere i valori glicemici che riscontravo potevano essere “normali” ( per intenderci 120 – 160 mg/dl ), o piuttosto elevati ( 200 mg/dl o più ), sicuramente riscontravo difficilmente valori ipoglicemici: questo poiché l’attività che si faceva determinava probabilmente, come detto sopra, delle risposte ormonali importanti ( o. controregolatori ), poteva essere particolarmente stressante fisicamente ma non psicologicamente, ed inoltre non dimentichiamo che talvolta al mattino potevo sottodosare l’insulina e/o potevo assumere spuntini in eccesso, e questo soprattutto per un fattore di “tranquillità psicologica” per ridurre i rischi e le gravi conseguenze legate ad un eventuale stato ipoglicemico durante un’ attività fisica. Controllata la glicemia potevo quindi effettuare l’iniezione di Insulina
( con penna ) con una dose di rapida ed una dose di lenta, e di seguito effettuavo il “pranzo”.
Giunti in piscina si iniziavano le sedute in apnea statica in acqua particolarmente fredda (circa 18°C) protetti da una muta più spessa, il tutto per circa 1 ora. In questa fase di apnea risulta importante la preparazione mentale per rilassare il corpo ( muscoli, battito cardiaco, ridurre il metabolismo per ridurre il consumo di O2), e la psiche attraverso un percorso della mente che consenta di far passare il tempo senza soffrire (sforzarsi di non sforzare); ecco quindi come dopo essersi messi in coppia, per la già citata sicurezza, si effettuavano a turno delle apnee di qualche minuto ricercando dentro se stessi la via migliore per poterle eseguire. Il lavoro così fatto non comportava un grande dispendio di energie, sebbene la temperatura dell’acqua comportasse un abbassamento della temperatura corporea abbastanza veloce che talvolta costringeva qualche apneista a desistere in anticipo dalle prove, mentre una sicuro lavoro mentale permetteva di raggiungere con il ripetersi delle apnee dei risultati talvolta insperati (4-5-6 minuti) e via via di grande soddisfazione psicologica per la tranquillità e rilassamento che permetteva di raggiungere: alla fine riuscivo a raggiungere 4’ 52” di a.statica. In verità in alcuni giorni ed indipendentemente dallo sforzo fisico fatto in precedenza, facevo fatica a restare in acqua sia per il freddo, sia per la digestione in corso, sia per incapacità psicologica a trattenere il fiato non trovando un percorso mentale da fare: talvolta pensavo anche ai miei valori glicemici e alle difficoltà che avrei trovato nel gestire la situazione (stato di ansia). Dal punto di vista glicometabolico questa attività non comportava sbalzi glicemici, ma solo un ulteriore aumento della diuresi da contrastare con un apporto di acqua.
La giornata proseguiva con una breve pausa durante la quale ci si riscaldava con una doccia calda, ci si rilassava e controllavo i valori glicemici che spesso risultavano essere anche piuttosto bassi per l’effetto insulinico e la scarsità del pasto: facevo seguire quindi un breve spuntino ( muesli, frutta,gelato!!!). Di nuovo quindi tutti insieme per seguire le lezioni teoriche del corso peraltro molto interessanti ed educative, e così via fino alle 19,30.
Dopo il consueto controllo della glicemia e la dose di insulina rapida, seguiva la cena che era piuttosto ricca ed equilibrata e prevedeva anche tutte quelle quote alimentari che non erano state consumate durante la giornata ed in particolare proteine animali, grassi preferibilmente di origine vegetale, verdura cotta e cruda.
Dopo cena vi potevano essere degli approfondimenti di quanto fatto nella giornata, con proiezioni di filmati sulle tecniche, con teatrini preparati per simulare lezioni del corso tenute dagli allievi, ecc. Verso le 23 mi ricontrollavo la glicemia ed eseguivo l’ultima dose di insulina a lento rilascio, ed infine ….. a dormire.

Questa era la giornata tipo del corso

Vorrei ora fare alcune considerazioni in merito a vari aspetti emersi da questa esperienza:
1 Accertato che qualsiasi situazione non “programmata” possa rappresentare per il diabetico tipo I una situazione di potenziale pericolo per lo squilibrio che ne può derivare, devo constatare che lo stretto controllo glicemico quotidiano mi ha permesso di gestire al meglio le varie fasi delle giornate del corso: il compenso gliometabolico rilevato con Hba1c non è variato in modo significativo al successivo controllo dopo il corso, i valori di composizione corporea misurati con bioimpedenza hanno rilevato un maggiore stato di perdita di H2O totale, con una perdita di massa magra ( massa cellulare=muscolare ) e lieve calo ponderale, questi dati coincidono peraltro con i lavori scientifici effettuati su soggetti non diabetici durante immersioni ripetute in apnea.

2 La gestione delle inevitabili complicanze ipoglicemiche ed iperglicemiche è stata affrontata, per quanto riguarda le prime con zuccheri di pronta disponibilità, cercando in ogni caso di prevenire quanto più possibile gli episodi come già spiegato; per quanto riguarda le iperglicemie, che sicuramente in numero sono state maggiori, cercando di limitare l’apporto di carboidrati con i pasti, oppure cercando di aumentare se possibile l’attività fisica, oppure praticando delle piccolissime dosi aggiuntive di insulina ad azione rapida riuscendo così a ristabilire un compenso migliore.

3 I dosaggi insulinici hanno subito modificazioni più che altro nella ripartizione delle dosi quotidiane: si preferiva ridurle di 1-2 Unità nelle fasi pre esercizio e quando non si poteva assumere un pranzo regolare, mentre si preferiva aumentarle prima di cena quando era possibile assumere con tranquillità il cibo; la dose notturna in genere veniva mantenuta tale.( le modificazioni erano di circa il 10-15% del totale)

4 La gestione dell’alimentazione è stata tutto sommato soddisfacente con degli inevitabili disguidi dati dagli orari da rispettare, non sempre consigliabili ad un diabetico, dal tipo di alimento a disposizione, spesso poco consono ad una regolare dieta, e che comunque se gestiti con intelligenza non hanno comportato grandi problemi; a tale proposito consiglio sempre di avere con se degli spuntini a base di carboidrati o frutta, sempre ed ovunque, e in caso di incertezza sui valori glicemici di assumerli a scopo preventivo se si deve fare dell’attività fisica. E’ molto importante avere sempre anche dell’acqua da bere a piccole dosi durante il giorno per la facilità di perdere liquidi con le conseguente grave perdita di efficienza fisica.

5 Devo sinceramente rilevare un errore evitabile nella gestione della mia condizione diabete e che poteva farmi rischiare più del dovuto. Infatti pochi erano a conoscenza del mio problema e di ciò che potevo avere bisogno in alcuni momenti. Ciò avviene penso per una questione di carattere meno predisposto ad esternare i propri problemi e stati di animo, rispetto a chi invece preferisce farlo sapere.
In ogni caso ritengo sia opportuno rivelare la propria condizione almeno ad una persona fidata che possa eventualmente capire determinate situazioni.

6 Da un punto di vista psicologico posso affermare come la soddisfazione per aver ottenuto un risultato, per me importante, mi abbia alla fine gratificato molto, e come malgrado varie difficoltà riscontrate durante questi giorni in seguito ad orari sballati, sedute di allenamento prolungate e non sempre programmabili, situazioni di stress date soprattutto da ciò che non poteva essere previsto prima, sia riuscito a gestire momenti di malessere psicofisico intenso cercando di usare la ragione e la autodeteminazione.

In conclusione posso affermare come siano diversi gli elementi da considerare per un soggetto diabetico prima di intraprendere una attività di questo tipo:
– il grado di motivazione personale che malgrado qualsiasi problema permette di superare con disinvoltura qualsiasi ostacolo.
– La consapevolezza di vivere una condizione particolare di equilibrio che potrebbe facilmente alterarsi per scarsa attenzione e/o conoscenza.
– La capacità di essere determinati e razionali nell’agire, senza scoraggiarsi, per risolvere gli inevitabili imprevisti che possono presentarsi.
– La sincerità e la correttezza verso se stessi e verso gli altri di ammettere i propri limiti.
– La conoscenza e la responsabilità della situazione che si vuole affrontare per poterla praticare in tutta sicurezza.

Il benessere che ne consegue rispettando poche regole, tutto sommato semplici, è sicuramente importante per ciascuno di noi, diabetico o non diabetico, ed è in ogni caso sicuramente di grande aiuto per chi deve gestire una situazione di maggiore autocontrollo per la maggior parte della sua vita.
Un grazie particolare devo fare a chi fin dall’inizio mi ha permesso di essere libero e consapevole nella autogestione del mio diabete.
Un riconoscimento anche alla scuola Apnea Academy che grazie ai suoi insegnamenti permette a tanti appassionati di apnea di vivere una esperienza di crescita mentale e fisica nel migliore dei modi.

Davide Galbiati

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