Esattamente sette giorni fa, domenica 7 aprile 2019 si è svolta la terza edizione di “Correre per il Diabete”, e anche quest’anno, come i precedenti, abbiamo realizzato l’evento in concomitanza ed in occasione della Maratona Internazionale di Roma.
Volendo tracciare un piccolo bilancio, possiamo affermare che,
“Correre per il diabete”, ha rappresentato in questi tre anni delle belle e interessanti opportunità su diversi fronti,
Innanzi tutto abbiamo portato l’attenzione sulla patologia in un ambito sportivo internazionale importante. Attraverso la partecipazione alla maratona di Roma, ma anche alle iniziative collaterali come la Fun Run, credo abbiamo prodotto un interesse da parte dei mass media, delle Istituzioni ma anche delle persone comuni. Abbiamo in poche parole diffuso maggiori informazioni e conoscenze su una malattia che ancora troppo spesso risulta sconosciuta e sottovalutata perché non si manifesta con una sofferenza fisica propria di altre patologie.
Sappiamo invece essere una malattia molto complessa, che può essere devastante proprio sul piano fisico per la persona che ne soffre se subentrano delle complicanze, e che certamente è impattante sul piano psicologico.
Ancora molto spesso è anche fonte di discriminazioni con l’impossibilità per l’individuo di una piena integrazione sociale.
In queste tre edizioni abbiamo realizzato degli importanti focus su svariati argomenti (vedi programma del convegno della 1^ edizione; programma del convegno della 2^ edizione), interagendo con Istituzioni, Organizzazioni pubbliche e private che sappiamo hanno a cuore la riduzione di nuove insorgenze di diabete e delle malattie correlate, ma anche il miglioramento della qualità della vita delle persone che già ne sono affette.
Attraverso l’iniziativa “Correre per il diabete” infatti:
- Pensiamo di creare i presupposti e le condizioni per la realizzazione di una rete di collaborazione sempre più allargata e sempre più internazionale anche attraverso l’interessamento di IDF Europe del quale l’ANIAD è membro. Va pertanto in quella direzione la scelta di ospitare già dallo scorso anno atleti provenienti dal Portogallo, Spagna, Olanda, Germania e Inghilterra, e di quest’anno con la partecipazione di cinque atleti Francesi appartenenti al Type 1 Running Team;
- sosteniamo e contribuiamo a divulgare il progetto internazionale City Changing Diabetes che ha come obiettivo quello di poter principalmente incidere negli ambienti urbani per contrastare il progredire del Diabete di tipo 2 e dell’obesità;
- Condividiamo le politiche per la riscoperta e la migliore fruibilità dei nostri centri urbani al fine di facilitare una maggiore mobilità delle persone soprattutto in termini di prevenzione della salute.
- Favoriamo l’inserimento delle persone con diabete all’interno dei contesti Sportivi Ufficiali, e coadiuviamo le Federazioni Sportive che manifestano sensibilità al problema. Da questo punto di vista siamo soddisfatti delle politiche che la FIDAL in particolar modo sta mettendo in atto per facilitare un processo di informazione/formazione che valorizzi la pratica sportiva anche come naturale ed efficace strumento di prevenzione di numerose patologie croniche. A questo proposito va segnalata la presenza contemporanea in questa XXV edizione della maratona di Roma di un altro importante progetto sul diabete, ROMAID Cares ideato con la collaborazione del Comune di Roma e appunto della FIDAL.
- Realizziamo i presupposti per sviluppare attraverso l’attività fisica e sportiva maggiori conoscenze e competenze nelle persone con diabete (vedi per esempio la raccolta dati di alcuni atleti alla prima edizione);
Su questo ultimo aspetto, cioè sul piano personale di ciascun partecipante, abbiamo la consapevolezza derivante anche dalle numerose testimonianze giunte, che l’esperienza è vissuta come un modo per coronare un sogno, coltivare una passione e raggiungere un obiettivo insperato, cioè, correre una maratona o anche solo una mezza maratona per sentire di poter accettare meglio il peso della malattia ed essere allo stesso tempo accettati.
Il risultato cronometrico non vale come elemento di confronto e di sfida con gli altri per poter eventualmente primeggiare, ma racchiude in se un valore personale ed intimo dal quale trarre motivazione e maggiore autostima. La competizione che comunque si vive non si realizza con il fine di una classifica ma con la capacità di raggiungere un equilibrio glicemico tale da poter concludere il gesto atletico in assoluta sicurezza e senza alcuna conseguenza. I sacrifici fatti nei mesi trascorsi ad allenare il fisico ma anche a imparare come governare al meglio la somministrazione dell’insulina e dell’integrazione alimentare saranno coronati proprio nel giorno della gara se tutto andrà bene.
Anche le sconfitte, quando queste sono la conseguenza per esempio di una improvvisa ipoglicemia o di una iperglicemia che tarda a regolarizzarsi e non ti permettono di continuare, rappresentano in fondo momenti di ulteriore conoscenza di noi stessi e della nostra malattia. E quando tutto questo si avvera la soddisfazione raddoppia e ci rende maggiormente forti e consapevoli che il diabete non può rappresentare un limite a prescindere
L’incontro che normalmente realizziamo il sabato precedente alla gara, quest’anno si è proprio basato sulla testimonianza che quattro fra i partecipanti hanno voluto condividere sul proprio vissuto, su come hanno reagito all’insorgenza della malattia e alle difficoltà introdotte dalla stessa, e su come lo sport gli ha aiutati a superarle.
Per dovere di cronaca, hanno partecipato a questa Terza edizione di “Correre per il diabete”, 46 atleti provenienti da 12 regioni Italiane, più 5 atleti Francesi del Type1 Running Team. A questi vanno giustamente sommati i quasi duecento partecipanti che ANIAD ha coinvolto alla FUN RUN, la classica camminata di 5 km dove proprio per l’importante presenza siamo stati premiati come Associazione maggiormente numerosa. Un particolare ringraziamento va espresso a Giuliano Priori per la indiscussa capacità ed efficacia nel coinvolgere le persone a partecipare, e a Luca Birri che con il gruppo Friulano ha contribuito in modo importante.
Molto interessante e assolutamente gradita la possibilità che la FIDAL ci ha concesso di poter correre anche con la formula della staffetta 2×21 km e 4×10 km.
La soluzione adottata ha infatti permesso una partecipazione allargata anche a coloro che non potevano correre per intero una maratona, e così si sono presentati ai nastri partenza in 35 per la 42 KM i, 8 per le staffetta 2×21 km e altri 8 per le staffette 4×10 km.
Ottima la prova di Matteo Battistella che alla sua prima esperienza in maratona giunge primo al traguardo con un invidiabile 3h:02:31, seguito da Marcello Campobasso (3h:20:32) e Gaillard Jerome (3h:29:02).
Tra le atlete taglia per prima il traguardo Elga Biasucci con 3h:47:19 seguita da Manuela Musu (4h:01:00), e Cristina Coccia (4h:31:23).
A Cristina in particolare, ma anche a Riccardo Prandoni, Luca Birri, Francesco Atzeni, Giuliano Mellai, Roger Bernardis, vanno i nostri complimenti per aver corso la loro prima maratona proprio in occasione di questa terza edizione di “Correre per il diabete”, con l’augurio a tutti di poter continuare a macinare kilometri divertendosi ed ispirando altri a farlo.
Una ultima doverosa annotazione riguarda l’amico Francesco Zazza che ho avuto l’onore di accompagnare durante i suoi primi dieci kilometri della sua vita in quella che è la fantastica cornice della Maratona di Roma. Francesco è un ciclista che ha scoperto (spero), anche i benefici e i piaceri della corsa. Anche a lui auguro di proseguire per il futuro a macinare kilometri con lo stesso entusiasmo con il quale ha corso domenica per la sua prima volta.