Secondo L’OMS l’inattività fisica rappresenta il quarto fattore di rischio di mortalità (1) a livello globale, ed è determinante nell’insorgenza del 23% di casi di tumore alla mammella ed al colon, del 30% delle malattie cardiache, e sul diabete di tipo 2 incide per il 27% dei casi.
Al contrario, praticare una qualunque attività fisica con continuità riduce anche del 20/30% il rischio di morte prematura. (1)
In Italia, la sedentarietà è considerata causa di quasi il 15% di tutti i decessi. Quindi sono imputabili a questa condizione ben 90.000 morti all’anno, e una incidenza di spesa in termini di costi diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui per le quattro malattie maggiormente riconducibili ad essa (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2 e coronoropatia).
Mediamente il 40% della popolazione Italiana è totalmente sedentaria, con particolari e importanti differenze tra il Nord (25%), ed il Sud dove si registrano tassi di oltre il 50%.
Nelle Regioni con la più altra percentuale di sedentari (per esempio Basilicata, Campania e Calabria), si rileva anche una elevata prevalenza di diabete (8%), notevolmente superiore alla media nazionale (5,9%), a conferma della strettissima correlazione tra inattività fisica e insorgenza di patologie croniche come appunto il DM2.
I benefici di salute, sociali, ambientali ed economici derivanti da una più diffusa pratica dell’attività fisica sono elementi oramai riconosciuti trasversalmente a livello mondiale, tanto che se da un lato l’attività fisica e sportiva rappresenta un forte elemento di prevenzione per il diabete di tipo 2, dall’altro è assolutamente fondamentale anche per chi soffre di Diabete di tipo 1, o comunque in trattamento con insulina perché offre un valido e potente supporto alla terapia farmacologica per una migliore gestione della malattia, allontanando o riducendo il rischio di sviluppare le note complicanze.
A consolidare le tante iniziative rivolte alla promozione dell’attività fisica e sportiva, va sottolineato che nei giorni scorsi in Senato è stato presentato un DDL (2) per la prescrizione dell’attività motoria e sportiva, effettuata da parte del medico di medicina generale e dal pediatra di libera scelta orientata alla prevenzione primaria, e dal medico specialista nei casi di persone con rischio elevato di sviluppare alcune patologie o già con patologia conclamata.
La possibilità di prescrivere l’attività fisica e indirizzare le persone e i pazienti verso la pratica sportiva, è senza dubbio uno strumento di grande importanza per il medico, ma è altrettanto chiaro che sarà necessario dotarsi di altre condizioni e soddisfare altre esigenze per ottenere una buona risposta.
Se pensiamo alle persone con diabete, sarà necessario ridurre o prevenire fisiologiche forme di inerzia terapeutica, e per garantirsi una maggiore aderenza occorrerà di certo far ricorso anche ad altre figure specialistiche (per esempio Laureato in Scienze Motorie, Psicologo), che possano supportare sia il medico che lo stesso paziente.
Quest’ultimo dovrà a sua volta potersi avvalere oltre che di consigli fondamentali utili a sviluppare le competenze necessarie a gestirsi, anche di strumenti idonei a facilitare il monitoraggio glicemico, e che sono fondamentali per allontanare la paura e il rischio di ipoglicemia.
E’ noto infatti che spesso l’ipoglicemia è la causa principale che impedisce ed allontana dalla pratica sportiva chi soffre di diabete tipo 1 o è in trattamento con insulina.
L’accesso alla tecnologia e ai device per il controllo glicemico dovrà essere una condizione garantita a quanti vogliano praticare una attività sportiva o un percorso di attività fisica strutturato.
Peraltro un documentato e minuzioso rapporto glicemico, quale è quello fornito dai nuovi sensori, che è di facile e immediata lettura e trasferibile digitalmente, diventa essenziale per le valutazioni che il medico e il trainer sarà chiamato a fare con tempestività piuttosto che a cadenze stabilite.
Questo scenario ovviamente rappresenta per l’ANIAD una continuità di interventi in coerenza con la propria mission.
Infatti, l’associazione nata oltre trent’anni fa, per promuovere l’attività fisica e sportiva – un tempo sostanzialmente vietate – tra le persone con diabete al fine di migliorar lo stato di salute e una maggiore inclusione sociale delle stesse, oggi si ritrova impegnata non più a promuovere azioni ed iniziative per superare falsi miti e pregiudizi fortunatamente pressoché risolti ma soprattutto a far crescere tra la popolazione con diabete la cultura del movimento salutare contribuendo a rimuovere gli eventuali ostacoli, compreso quello di un fondamentale accesso alla tecnologia.
Riteniamo di particolare importanza rilanciare alcuni temi che riguardano il diabete con un focus particolare sugli aspetti che legano la patologia all’attività fisica e sportiva:
- diffondere tra la popolazione a qualsiasi livello, una corretta e puntuale informazione sulla patologia;
- testimoniare in forma diretta che il diabete non è un limite neppure per la pratica sportiva agonistica;
- migliorare il livello di conoscenza e consapevolezza sui benefici prodotti sulla gestione del diabete dalla pratica sportiva e dall’attività fisica in generale;
- dimostrare che con il supporto della tecnologia anche la persona con diabete è maggiormente protetta dai rischi insiti nella pratica sportiva e può tendere a praticarla in assoluta sicurezza;
- testimoniare che la conoscenza e le capacità acquisite nella gestione della patologia in corso di pratica sportiva sono anche utili e trasferibili nella quotidianità per svolgere quelle professioni ancora risultano essere non accessibili alle persone con diabete.
- (1) Global Status Report on physical activity 2022 – OMS
- (2) D.D.L. a firma della Senatrice Daniela Sbrollini – Presidente IPOED (Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete), Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale